The Drink(er)s

The Drink(er)s

Una mostra da bere

(IT)

“I knew the barman and sat on a high stool and ate salted almonds and potato chips. The martini felt cool and clean”. Certe parole non possono fuggire. Sono quelle di un giovane soldato che dice addio alle armi nel migliore dei modi possibili: sorseggiando un martini. Ne verranno altri tre in due pagine. Sono passati ormai cent’anni dalla grande guerra raccontata da Ernest Hemingway, scrittore ed ubriacone per eccellenza ma anche pugile, soldato e pescatore. Quel bancone era al Grand Hotel et Des Iles Borromées, a Stresa sul Lago Maggiore. Ci passavo davanti da bambino, su un Riva Ariston, nelle domeniche d’estate. Purtroppo vent'anni fa quel bancone è andato perduto. Quando era ormai troppo tardi per salvarlo. Ecco perché ci piace così tanto l’atmosfera del Bar Basso, un luogo sospeso nel tempo dove il banco, le sedie e i lampadari non cambiano mai, dove ogni giorno possiamo fare il nostro piccolo gesto di resistenza quotidiana: difendere la cultura dei cocktail. Da Fitzgerald a Lowry, quanta letteratura è passata attraverso le luci e le ombre di un bicchiere? Storie e motivi d’ispirazione, incontri, profumi, delitti e amori. Vivere in una pagina letteraria. Così, mentre la mente corre ai drink più gustosi, sorseggiati nei bar di tutto il mondo tra spezie e sapori irripetibili, sappiamo bene che il viaggio è sempre nel ritorno, in un bicchiere bevuto al solito bancone, a pochi metri da casa. Allora abbiamo pensato che i veri protagonisti di questa nostra storia siano proprio i cocktail e abbiamo chiesto a Delfino Sisto Legnani di farne un ritratto e poi insieme a Maurizio Stocchetto, Valentina Ciuffi e Anita Silva abbiamo pensato ad alcune persone incrociate al Bar Basso in questi anni e li abbiamo invitati a bere un bicchiere e a raccogliere suggestioni. Storie nate in un angolo di Milano che è molto più di un bar: ha la magia dei luoghi che riescono, in pochi metri quadrati, a racchiudere tutto il resto del mondo. (Corrado Beldì)


(EN)

“I knew the barman and sat on a high stool and ate salted almonds and potato chips. The martini felt cool and clean”. Some words should not be undermined. He’s a young soldier, giving his farewell to the arms in the best possible way: having a martini. Then, three more martinis in two pages. It's hundred years since the big war was described by Ernest Hemingway, writer and drinker but also boxer, soldier and fisherman. That bar was at the al Grand Hotel et Des Iles Borromées, in Stresa on the Lake Maggiore. I was used to sail in front of it, on a Riva Ariston, on summer Sundays. Unfortunately, twenty years ago that wooden bar was destroyed. It got lost when it was too late to save it. That's why we love so much the atmosphere at Bar Basso, a place where time stands still, where the bar, the chairs, the chandeliers have never changed, where every day we can declare our small gesture of resistance: defending the culture of cocktails. From Fitzgerald to Lowry, stories and inspirational moods, meetings, perfumes, murders and love. Like living in a book. That's why, when our mind thinks about our favourite drink, sipped in small mouthfuls, in many bars around the world, through spices and unforgettable flavours, we perfectly know that the meaning of traveling is always in our come back, in a glass drunk at the usual bar, a few meters from home. That’s the reason why we thought that the protagonists of these stories must to be the cocktails themselves, that's why we asked to Delfino Sisto Legnani to make their portrait and then, together with Maurizio Stocchetto, Valentina Ciuffi and Anita Silva we thought about some people that we met at Bar Basso through the years and we invited them to have a drink with us and share their memories. Stories that got inspired by this small corner in Milan that is more than a bar: its magic is typical of those tiny places that can tell, in a few square metres, the rest of the world. (Corrado Beldì)

Bellini (Lucrezia Lerro)

Bellini

Bellini (Lucrezia Lerro)

Le bollicine alle pendici
del Gran Paradiso
e il gusto per la notte.
Tra le crepe della neve è Luglio
è color pesca.
Si dilata nello sguardo
nel calice del mio Bellini...

Subito dopo,
all'angolo del Bar Basso
lui decide, poi spezza la penna.

Bloody Mary (Allan Bay)

Bloody Mary

Bloody Mary (Allan Bay)

Esistono due postulati nel mondo del bere miscelato. Il primo dice che un cocktail deve essere meglio della somma degli ingredienti utilizzati: altrimenti gli ingredienti sarebbero da bere da soli, puri. Il secondo dice: less is more.
Bene, facendoli nostri, c’è un cocktail che più perfetto non si può: il bloody mary. Perfetto perché meno di due ingredienti non si può. Perfetto perché si possono bere vodka e succo di pomodoro separati, ma insieme sono meglio: la vodka fa il suo lavoro di shot, però alla fine arriva un retrogusto amaro. Se invece arriva il pomodoro, il dolce sciacqua la bocca. Tutto qui, ma non è poco.
Corollario: andrebbe bevuto, nella versione estrema, facendo scivolare il pomodoro lungo una lama al di sotto della vodka messa in un bicchierino, così la sequenza fra shot e dolce è ideale: ovviamente bevendo tutto in un colpo… Ma noi, che estremisti non siamo, diciamo che anche miscelato nel bicchiere va bene, come fa il Bar Basso, resta la buona doppia valenza.

Cosmopolitan (Umberto Angelini)

Cosmopolitan

Cosmopolitan (Umberto Angelini)

Il Cosmopolitan ha una sua attraente personalità, come una donna dal bellissimo nome, raffinata e piacevole, che non cattura il tuo cuore ma la tua stima.
Preferisco il Negroni Sbagliato. Gli anni '60 vs gli anni '80, il design del bicchiere, il contrasto del colore. Sex and the City, una certa idea degli anni '80.
Io preferivo il post punk.

Cocktail Champagne (Gianluigi Ricuperati)

Cocktail Champagne

Cocktail Champagne (Gianluigi Ricuperati)

Bollicine,
la dolce guerra di ciò che va verso l'alto contro ciò che corre verso il Basso.

Gimlet (Massimo De Carlo)

Gimlet

Gimlet (Massimo De Carlo)

Corrado mi chiede 500 battute sul mio drink preferito.
Diventerò così un testimonial del Bar Basso: brillante carriera per chi fino a 40 anni era praticamente astemio.
In qualunque bar io mi trovi ordino un Gimlet. È un cocktail classico, conosciuto di nome ma non abbastanza nei dettagli. Questa caratteristica mi consente di adempiere in modo esemplare alla mia vera specialità: rompere i coglioni. Molti barman lo fanno con la vodka. Sacrilegio, e rompo i coglioni.
Quasi nessuno, sopratutto nei locali più fighetti, lo fa con il Rose Lime Cordial, il suo ingrediente più caratteristico. Sacrilegio ancora più grande: e io rompo i coglioni ancora di più. Avete già capito che ordinare un Gimlet mi dà un sacco di soddisfazioni.
Ma non al bar Basso. Lì, lo fanno giusto.

Gin Tonic (Antonio Riccardi)

Gin Tonic

Gin Tonic (Antonio Riccardi)

Chi Chi Club

a miss P.



1.
Come sempre lei splendente
atomica sul Chi Chi Club
dicendo in sogno amado mio
col ghiaccio che frizza la voce
e quattro decimi di gin…


2.
Due poco più in là parlano piano
di qualcuno e di procedure amorose
non sempre così sincere
- scommetto che è molto carina, dice lei
sfiorandosi il decolté,
e adesso lo sta aspettando a casa

- allora perché lui è qui da solo?
sembra dire lui, quasi senza dirlo

- perché lei ha peccato solo in famiglia
e forse non sa quello che lui vuole


- forse lui non sa cosa vuole adesso
né cosa voleva prima di questa sera…

le dice guardando il ghiaccio nel bicchiere

- invece lo sa, lo sa… ma lui è fatto così
e forse anche lei è fatta così



3.
Alla fine lui non la voleva più,
era solo intenerito dal fulgore
di lei nuda, sbiancando ormai
rimorsi, godimento e fine.

Come altre volte, aveva sentito
il tempo passargli avanti e le cose finire
senza dirlo davvero.


4.
Adesso che anche tu sei così dolce
e felice come può solo il passato
dimmi Miss Peggy
la femmina di quale Don Draper
vuoi essere davvero, un’ora dopo l’altra
per giorni, mesi e poi per anni…

Mai Tai (Gianni Morelenbaum Gualberto)

Mai Tai

Mai Tai (Gianni Morelenbaum Gualberto)

È destino che il Mai Tai debba essere buono. Perché nomen omen: "maitai" in tahitiano significa “buono”. Sarà per il nome così sonoro ed evocativo, sarà per i luoghi dove lo hanno inventato, il Mai Tai ha i colori di un’opera di Gauguin e induce a pensare che potesse piacere a Joseph Conrad o, ancora di più, a Kurtz e al suo cuore di tenebra. Niente del genere: Conrad era già scomparso da tempo quando il cocktail fu “inventato”, fra gli anni Trenta e Quaranta. Né Conrad, dunque, né Kurtz, tantomeno Jack London. Ma Elvis Presley, che lo sorseggia in un non memorabile film di Norman Taurog, Blue Hawaii. Neanche a Tahiti… Sic transit gloria mundi.

Manhattan (Bugo)

Manhattan

Manhattan (Bugo)

L'amico svedese mi guarda strano: è abituato a bere sempre birra, ma io lo obbligo. “Prova un Manhattan e poi mi dici!”. Ci sediamo in un angolo del Bar Basso. La mia stanzetta preferita è quella in fondo a sinistra. Vedo il mio amico un po’ preoccupato. Gli dico: “facciamo così: se non ti piace il conto è mio, altrimenti paghi tu!”. Ora è davvero arrabbiato. Ecco i due Manhattan. Ah, che freschezza! Mi sto già tuffando nel bicchiere ma il mio amico mi frena “Aspetta, lo provo prima io!”. Mi suona il cellulare: è Steve, il mio manager. Sta chiudendo la trattativa per un concerto. Esco a parlare. Vedo il mio amico un po’ sconsolato. Attraverso il vetro gli faccio cenno di cominciare: “Il Manhattan è buono fresco!”. Steve la fa lunga, me ne dice così tante che non riesco più a seguirlo e poi ho una gran voglia del mio drink. Torno al tavolo e trovo l'amico sorridente. Ha finito entrambi i manhattan, il suo e anche il mio. “Avevi ragione Bugo, è fantastico. Ne ordiniamo altri due? Tanto il conto è tuo!”. I vicini di tavolo sorridono, vado al bancone e ne ordino altri due. Tutta colpa del whisky, che nel Manhattan fa proprio uno strano effetto.

Margarita (Maurizio Cucchi)

Margarita

Margarita (Maurizio Cucchi)

Seduto da solo al bar Basso
Penso tranquillo al Messico
Tra perla, petali di fiore e lievi
Colori che sfumano nel sale
E scendono pacati nel sombrero
E penso al console di Lowry
Sdraiato sotto il vulcano
Ma sempre con un bicchiere in mano.

Martini Cocktail (Roberto Cacciapaglia)

Martini Cocktail

Martini Cocktail (Roberto Cacciapaglia)

Il Martini cocktail, ho sempre pensato, è una bevanda da bere soli.
Infatti, quando vado al Bar Basso, tempio del cocktail, ci vado sempre da solo.
Anche se lì faccio incontri - soprattutto Maurizio Stocchetto (con cui ho un'amicizia profonda da molti anni) -, sono fermamente convinto che, per entrare in contatto profondo con il cocktail, devo restare in contemplazione.
Osservo Danilo Botta, Maestro del cocktail, e penso che la preparazione sia più importante della bevuta, un'arte suprema, come la cerimonia del tè, solo un po' più milanese.
Ecco, il Martini cocktail è davanti a me: puro, perfetto, ghiacciato. Anche l'aspetto visivo, olfattivo, tattile è imprescindibile. Il bicchiere freddo, il profumo... La visione completa di un mondo che è passato, ma che rimane.
Grazie Bar Basso.

Negroni (Charlemagne Palestine)

Negroni

Negroni (Charlemagne Palestine)

nice to hearrr from youuu,,,,,yesssss it’d be super fun to write a text on the drink i’ve been takingg at Bar Basso

since around 1975-1976,,,first time I went was with Salvatore Ala,,,,and the story aroundd it is nice,,,,sooo yess

I cann write somethingg for 10 drinkszzz,,, about especiallllyy the Negroni,,,which wass and has beeen my

traditionalll regularr drinkk at Bar Basso for 40 yearszzz noww,,,,

howww shalll we proceeeddd????

bestttt to youuuu

Charlemagne

Negroni Sbagliato (Maurizio Stocchetto)

Negroni Sbagliato

Negroni Sbagliato (Maurizio Stocchetto)

The Negroni Sbagliato was invented by Mirko Stocchetto at Bar Basso in Milan around 1972 and it is a twist of the Negroni, a cocktail that was created during the early '30es in Florence, made with Campari, red vermouth and gin.

While making a Negroni for a costumer one night at Bar Basso, Mirko grabbed the bottle of sparkling wine instead of the gin by mistake (hence Sbagliato). He realized that this variation had some sense, so eventually, he poured the sparkling wine and because of the odd occurrence, he called it Sbagliato and history was made.

In Italian, “Sbagliato” means mistaken, more or less.

That funny episode happened in 1972. All through the '70es, and the '80es the Negroni Sbagliato was popular but available at Bar Basso only, then around the '90es many other cocktail bars opened up, and the Negroni Sbagliato suddenly became very popular all over Italy. We are rather surprised by its success after more than 30 years from its creation but we are very pleased that at least the paternity has been widely recognized.

Old Fashioned (Steve Sando)

Old Fashioned

Old Fashioned (Steve Sando)

I remember being in a fancy hotel bar in Milano and I felt it might be safe to order a dry Martini cocktail, up with a twist. What came back was a drink with a layer of ice and the distinct flavor of Martini Bianco, a sweet white vermouth. I was horrified and it was disgusting. I sent the drink back and the waiter came back with the message that everyone knows that a good martini was made with sweet Bianco. My heart sank. Cocktails would remain a treat for when I was in my homeland. I asked for an Old Fashioned, thinking there was no way to screw that one up. Guess what? There was. He didn't use Angostura bitters and the drink was basically bourbon with some sweet water. I switched to wine and decided to wait until I was back in the States to order cocktails again.
I was living in Milano and went out for a walk one night. It was cold and foggy and I have the memory of turning a corner and then seeing the neon sign of Bar Basso and I just knew I was home. It was one of the most beautiful visions I've ever had!
A good looking young bartender introduced himself as Maurizio and when I asked for an Old Fashioned, he didn't wince when I requested a little extra bitters. In fact, he gave me the look that told me he understood. This was in the late 1980s, long before any cocktail revival. Bar Basso was making great drinks, in a wonderful atmosphere and maintaining a distinctly Italian style. It was unconsciously hip and suffered none of the cuteness that current cocktail bars offer. It's been the real thing for a long time and my dream is that we will go on forever.

Pimm’s (Francesco Micheli)

Pimm's

Pimm’s (Francesco Micheli)

PIMM’S. Lo ammetto, sono astemio. Non proprio nel senso integralistico del termine; tuttavia come giudichereste (non sono ammessi insulti) un individuo che non riesce nemmeno ad annusare vino rosso o birra? O il frizzante giusto per dire “auguriiii”. Vita grama, lo so, ma tant’è... Potete condividere lo stato di gaudio provato quando un amico mi fa “prova questo” e mi porge una improbabile orto rinchiuso nella serra vetrosa del bicchierone a me innanzi. Eppure… sorseggio perplesso e un poco timoroso la pozione al pari di una qualsiasi donzella delle favole che beve ignara la coppa fumante offertole dalla strega di turno e, come Isotta, temendo di morire, mi sono invece innamorato.

Piña Colada (Giovanni Trapattoni)

Piña Colada

Piña Colada (Giovanni Trapattoni)

Ho frequentato il Bar Basso dalla fine degli anni ’60, quando ancora giocavo nel Milan e poi quando fui allenatore del Milan negli anni ’70 e dell’Inter negli anni ’80. Già allora era uno dei posti più chic della città. Noi sportivi facevamo vita ritirata però le serate al Basso erano l'occasione per vivere un po' la vita in società. Entravo, andavo al bancone e mi facevo guidare dai barman che erano dei veri e propri chef, capaci di inventare ogni volta un cocktail con ingredienti diversi. Ricordo cocktail con ingredienti fantastici, spesso tropicali, in grado di trasportarci dal bancone fino ai mondi più lontani, sempre diversi. Fantasia, affidabilità e voglia di sognare.

Tom Collins (Luigi Serafini)

Vodkatini (Diego Perrone)

Vodkatini

Vodkatini (Diego Perrone)

Prima di tutto c’è il bicchiere, freddo e minimale, composto da cerchio triangolo e linea, come un disegno di Sol Lewitt.
Nella sua preparazione non ci sono colori e tutto alla fine risulta trasparente e cristallino. La scorza del limone è la sua elegante coda gialla a pelo corto, il suo vezzo che lo rende più amichevole.
Si accomoda nella mia bocca come fosse il suo letto e si rotola con l’intento di occupare più spazio possibile.
Prima di ingoiarlo penso al buio opaco nell’interno del mio corpo e a quanto la sua chiara trasparenza ne rappresenti l’opposto.

White Russian (Luca Trevisani)

White Russian

White Russian (Luca Trevisani)

Chissà se i CCCP non volessero rifugiarsi sotto il piano di Varsavia solo per godersi un sapido piano quinquennale di forniture di cremoso White Russian. Provatelo e capirete. Bevetelo e l'alcool vi proteggerà ben più del pelo di un colbacco. Come consiglia Drugo nel Grande Lebowski, infilatevi nella vasca da bagno (se non l’avete andate da Giovanni Lindo), versatevi addosso un po’ di bagnoschiuma per bambini, accendete qualche candela e godetevi il vostro White Russian. Dasvidania